Mondo
L Eldorado degli indios
Le missioni dei Gesuiti in Paraguay: una società di uomini liberi e eguali, senza denaro, schiavitù e proprietà privata. Un modello di civiltà.
di Redazione
«È certo che chi tra i nemici della Chiesa cattolica è così desideroso di sparlare dei gesuiti, dovrebbe andare a vedere ciò che essi fanno e patiscono per ridurre al gregge di Cristo tanti poveri e selvaggi abitanti del Paraguai». Ludovico Antonio Muratori, il grande storico, non fu mai tenero con i torti della Chiesa.Ma le notizie che gli giungevano dal Sudamerica lo entusiasmarono al punto che nel 1743 pubblicò un informato trattatello dedicato proprio a quel modello di società ideale che i gesuiti stavano costruendo nel territorio tra i fiumi Uruguay e Paranà che poi sarà diviso fra gli stati di Brasile, Paraguay e Argentina.
Ma in cosa consisteva questo singolare ?esperimento? che ha attirato l’attenzione di Montesqueiu e Voltaire, di Marx e di Gramsci? Le definizioni sono state molte. Paese di Utopia dove tutti erano uguali e felici. Regno di Dio instaurato sulla Terra, impero stabilito dagli ambiziosi gesuiti, Stato comunista ante litteram, repubblica delle arti. No, le misiones erano qualcosa di più: erano invece il frutto di una evangelizzazione integrale con cui, rispettando la cultura degli indios, si intendeva cancellare la barbarie dei conquistadores. Quando nel 1609 sei gesuiti partono da Asunciòn hanno in mente un progetto originale: costruire delle reducciones, ?riduzioni?, ovvero città dove gli indios siano ?ridotti? o ?ricondotti? alla Chiesa e alla vita civile, dopo averli convinti a vestirsi e a lasciare le foreste. Le reducciones (la prima è San Ignacio Guazù) sono collegate fra loro da una rete stradale ed erano del tutto simili: una grande piazza con la croce in mezzo, su un lato la chiesa, il refettorio, le scuole di musica, i laboratori di tessitura, sugli altri lati si allineavano le basse abitazioni dei guaranì. E poi magazzini, forno, fonderia, falegnameria, tipografia. Le giornate sono scandite dal lavoro e dalla preghiera. Il denaro non esiste. La schiavitù è proibita, l’ingresso agli spagnoli vietato. Le reducciones sono la prima società al mondo ad abolire la pena di morte (la condanna massima era a dieci anni). A parte un orto personale, la proprietà privata non esiste. La giornata lavorativa è di sei ore, e due giorni la settimana tutti lavorano i terreni della collettività. I beni sono distribuiti a seconda delle necessità e i guaranì divengono la popolazione più alfabetizzata del Sudamerica.
Nel 1732 un censimento conta 144.252 abitanti nelle trenta riduzioni. Le missioni fioriscono e s?arricchiscono, vendendo a Buenos Aires grano, cotone, verdure, prodotti tessili. Ovvio che ciò dia fastidio ai coloni spagnoli, mentre in Europa fornisce ai nemici della Compagnia nuovi argomenti per chiederne l’abrogazione. Quando nel 1750 per il trattato di Madrid la Spagna cede al Portogallo sette riduzioni, i gesuiti dovrebbero convincere 30 mila guaranì a emigrare verso i territori spagnoli. Gli indios rifiutano, e sono massacrati nelle ?guerre guaranitiche?. Della loro resistenza si incolpano i gesuiti. Oggi, delle 30 riduzioni, metà si trovano nell’attuale territorio argentino ma ne restano sono le rovine. Le meglio conservate sono a San Ignacio Minì: le sue rosse rovine e gli imponenti resti della chiesa barocca danno una suggestiva idea dello splendore culturale, religioso e commerciale che fece paura ai re di Spagna e Portogallo.
Come spiegò bene Fritz Hochwaelder, il drammaturgo austriaco antinazista autore de ?Il Sacro esperimento?. Il dramma si svolge nel giorno in cui viene imposta al padre provinciale la consegna delle reducciones. Il legato del generale dei gesuiti riconosce che i padri non hanno colpa ma «Non sono le colpe a far cadere i regni. La vostra colpa è più grave: siete innocenti! Avete creato un regno d?amore e di giustizia! Da voi c?è pace e benessere, in Spagna miseria e malcontento. Noi ci espandiamo con la guerra, voi con la pace. E mentre noi ci sgretoliamo, voi raccogliete. Non ci vorrà molto e sarà vostro l’intero continente. E noi, che abbiamo conquistato questa terra col sangue, dovremmo stare a guardare? Dovete essere annientati! Via, basta con questo esperimento temerario! Qui la religione non c’entra. Si tratta dei nostri interessi».
Prestiti ai poveri con i monti di pietà
1462
Nascono nel Centro Italia nelle piccole e medie città, per rispondere alle esigenze di credito dei poveri i Monti di Pietà (il primo a Perugia nel 1462), gestiti dai frati francescani Minori. Un’esigenza dettata dalla necessità di strappare il monopolio dei prestiti agli ebrei e ai loro banchi dei pegni, che praticavano tassi di interesse molto alti. I Monti invece tennero l’interesse fisso al 5%, e chiedevano garanzie minime: condizioni essenziali per ricevere il prestito, però, erano la residenza in città o nelle vicinanze, l’esiguità della somma necessaria e l’uso “moralmente ineccepibile” che si dichiarava di dover farne.
Un ex schiavo fonda la “società libera”
1787
La Free African Society è la prima organizzazione di tutela e mutuo aiuto della comunità nera americana. Sorta a Philadelphia nel 1787 per iniziativa di Absalom Jones e Richard Allen, entrambi ex schiavi, richiedeva agli aspiranti soci di versare uno scellino al mese per un anno, trascorso il quale si aveva diritto a ricevere assistenza in caso di bisogno (malattia, vedovanza, perdita del lavoro). Presto ne entrarono a far parte molti schiavi, cosa che preoccupava i padroni bianchi. Ma Allen raccomandava sempre ai suoi affiliati di “obbedire più fedelmente”
per dimostrare che l’associazione
“li rendeva uomini migliori”.
Dalla carità buddista alla magna charta
200
Con la diffusione delle teorie di Nagarjuna, apostolo del mahayana (grande veicolo), il buddismo assume in India una connotazione decisamente improntata alla carità verso l’altro. Nagarjuna insegna infatti che all’egoistica ricerca della salvezza individuale si deve sostituire la pratica della carità, che presuppone in ogni uomo un essere destinato all’illuminazione. Proprio in ambito buddista nascono quelli che sono forse i primi ospedali del mondo, anche se non paragonabili a quelli che verranno creati in ambito cristiano e islamico qualche secolo dopo.
251
Nasce sant’Antonio d’Egitto, o abate: nella sua vita ultracentenaria mostrerà quanto un eremita può cambiare la vita del suo prossimo. Si recherà a visitare i carcerati cristiani tenuti prigionieri nelle miniere del Sudan, per esempio. E pose le condizioni, lasciando che ognuno dei suoi seguaci sviluppasse la sua libertà d’iniziativa, perché dall’albero del monachesimo germogliasse una serie di attività pratiche esercitate rigorosamente non a fine di lucro e per il bene di tutti: giardinaggio, falegnameria, conciatura, tintura, calzoleria, scrittura…
285
Durante l’impero di Diocleziano i cristiani Cosma e Damiano, siriani e medici, fondano diversi luoghi di cura e di ricovero per orfani, invalidi, pellegrini e anziani soli, affidandoli ai responsabili delle comunità cristiane.
370
Basilio, vescovo a Cesarea in Cappadocia e futuro santo, fonda quello che è forse il primo e comunque il più famoso ospedale dei primi secoli della cristianità. Questo “Basilias”, come è chiamato, ha le dimensioni di una città con strade regolari, edifici per i differenti tipi di ammalati, alloggi per i medici e gli infermieri, laboratori e scuole al suo interno. San Gregorio Nazianzeno, entusiasta, lo definirà luogo di “una facile ascesa al Cielo”.
390
La nobile matrona romana Fabiola, rinuncia a tutti i suoi beni materiali e alle ricchezze che derivano dal suo rango (era della familia patrizia dei Fabii) e fonda un ospizio per i poveri e gli orfani destando grande scalpore. Alla sua morte una folla immensa si riunisce per tributarle l’ultimo saluto.
549
Il pio re Cudelberto e la moglie fondano a Lione il primo xenodochio francese, rifugio per stranieri disagiati. Niente a che vedere con i nostri “centri di permanenza temporanea”.
580
Il vescovo Masona fonda a Merida la prima e più importante istituzione spagnola per la cura degli ammalati. L’ospedale è dotato di ricchi fondi e di un buon numero di medici e infermieri. Masona
dà anche ordine che “dovunque sia trovato un uomo ammalato, sia schiavo o libero, ricco o povero, cristiano o ebreo”, egli sia portato a braccia fino all’ospedale e gli sia dato un letto e cibo adeguato.
610
Inizia la predicazione di Maometto. La zakat, l’elemosina, è uno dei 5 pilastri dell’islam: quindi l’assistenza ai poveri diventa un dovere che sarà sempre praticato nel mondo musulmano.
700
In Giappone documenti storici rivelano che è già diffusa la pratica di atti di beneficenza operata dai nobili o dai monaci nei riguardi dei poveri e degli ammalati.
789
Nascono le prime scuole per tutti. Un decreto del Sinodo di Aquisgrana stabilisce che ogni monastero e ogni capitolo di cattedrale devono istituire una scuola. Il provvedimento si inserisce nel quadro della fondazione, da parte di Carlo Magno, delle prime scuole statali. Carlo Magno obbliga anche ogni cattedrale e ogni monastero ad avere un ospedale attiguo.
910
Fondazione dell’abbazia benedettina di Cluny, l’esempio più imitato di monastero medievale tipo, dotato di infermeria per i monaci e di ospedale per gli esterni bisognosi di cure. Di tutti si cura il monaco elemosynarius, il cui dovere è provvedere a ogni sorta di bisogno del visitatore o del paziente. Il monastero deve anche andare alla ricerca dei poveri e degli ammalati nel circondario.
960
In Cina va al potere la dinastia Sung: durerà fino al 1279 e si segnalerà fra l’altro per il favorire la diffusione di pratiche filantropiche in linea con gli insegnamenti confuciani sulla famiglia e sui doveri pubblici dell’individuo. Confucio infatti diceva che “colui che vuole assicurare il bene dell’altro, si è già assicurato il proprio”.
1081
A Costantinopoli sale al potere Alessio I, cui si deve la fondazione del primo grande orfanotrofio.
Guy de Montpellier apre nella sua città, in Francia, un ospedale dedicato al Santo Spirito. L’istituzione, approvata nel 1198 dal papa Innocenzo III, avrà un’enorme diffusione e darà vita ai cavalieri del Santo Spirito. Una confraternita la cui particolarità fu quella di erigere e gestire ospedali. Nel 1200, in Germania ne fonderanno uno ogni città.
1208
Muore a Parigi il vescovo Odone, che ha fondato la prima vera e propria confraternita, quella della Beata vergine Maria. Da allora e fino al Seicento nasceranno decine di queste associazioni di fedeli, il cui scopo è promuovere le opere di carità e di pietà cristiana.
1215
La Magna Charta Libertatum promulgata nel 1215 dal re Giovanni Senza Terra costituisce la base del regime parlamentare moderno e della stessa Costituzione inglese. In esso sono sanciti i più importanti principi giuridici, come l’abolizione dell’arresto arbitrario (nessuno può essere imprigionato, multato o bandito senza un processo) e il controllo del Parlamento sull’imposizione dei tributi e sull’operato del re. I principii della Magna Charta, all’inizio limitati a nobili e ecclesiastici, a poco a poco saranno estesi a tutti i cittadini.
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